Torniamo oggi a parlare di recupero crediti.
Il tema odierno tocca una fattispecie con cui la maggior parte di noi ha avuto a che fare almeno una volta nella vita: l’assegno postdatato.
Quante volte un nostro cliente, all’atto di pagare, ha emesso un assegno, magari dicendoci “questa settimana ho qualche problema, va bene se te lo faccio incassare la prossima settimana” indicando sull’assegno una data futura?
Postdatare un assegno è una prassi comune nella nostra vita, talmente comune che in pochi conoscono le conseguenze di emettere o incassare un titolo di questo tipo.
È bene, invece, conoscere quello a cui si va incontro, perché le brutte sorprese possono essere dietro l’angolo.
Deve dirsi, innanzitutto, che postdatare un assegno è una pratica irregolare, contraria alla legge.
Negli ultimi anni, però, vi è stato un inasprimento della giurisprudenza a trattare con questo fenomeno.
Innanzitutto, a differenza di un assegno regolare, l’assegno postdatato non ha valore quale “titolo esecutivo, dovendosi considerare con bollo irregolare, senza che abbia, a tal fine, rilievo la successiva eventuale regolarizzazione fiscale” (così si è espressa la Corte di Cassazione nel 2010).
Ciò significa che nel caso in cui l’assegno risulti protestato, non potrà essere utilizzato quale titolo autonomo (ad esempio al fine di notificare un precetto): un danno non da poco per il creditore, il quale dovrà perdere tempo e soldi per munirsi di un valido titolo alternativo.
La situazione diventa ancor peggiore, poi, se l’assegno postdatato è stato consegnato quale garanzia di un credito (ad esempio, quale garanzia sull’esecuzione di una riparazione).
In tali casi, infatti, il patto di garanzia (siglato con la consegna dell’assegno), essendo contrario alle norme imperative, all’ordine pubblico ed al buon costume, viene considerato non meritevole di tutela da parte del nostro ordinamento, e dichiarato nullo dal Giudice (ed anche l’assegno viene dichiarato nullo, ossia non valido!).
Un altro problema non da poco, dunque.
È, quindi, doveroso prestare molta attenzione ed evitare al massimo di accettare o richiedere titoli di pagamento di questo tipo, in quanto quello che i creditori ritengono essere uno strumento per tutelarsi da eventuali insolvenze… beh può portare un risultato esattamente opposto!
Anche dal lato del soggetto emittente, peraltro, è bene prestare molta attenzione.
Soprattutto nel caso in cui non si sia sicuri che, alla data indicata nell’assegno, ci sarà regolare copertura nel conto corrente.
Il rischio, infatti, è di venire denunciati per il reato di truffa: “integra il delitto di truffa, perché costituisce elemento di artificio o raggiro, la condotta di consegnare in pagamento, all’esito di una transazione commerciale, un assegno di conto corrente bancario postdatato, contestualmente fornendo al prenditore rassicurazioni circa la disponibilità futura della necessaria provvista finanziaria” (così la Cassazione Penale nel 2016).
In tutti questi casi è consigliabile pretendere o emettere una cambiale, strumento creato apposta per permettere scadenze di pagamento posticipate nel tempo.
In ogni caso il consiglio finale è sempre lo stesso: nel dubbio chiedete sempre, noi siamo qui a vostra disposizione per ogni approfondimento del caso, ricordandovi che prevenire è meglio che curare.